Sono già stata diverse volte in Carnia, dal 2006 ad oggi 4 volte, in occasione di ponti o intere settimane di vacanza, a casa della mia amica Manu, in una piccola valle laterale, coinvolta direttamente dal terremoto del Friuli del 1976. É arrivato il momento di invitare qualcuno a visitarla. È in montagna, è l’ideale sia d’estate che d’inverno, è un luogo storico, di interesse culturale, ed è comodo per visitare i suoi dintorni, sia in Italia che nelle vicine Austria e Slovenia.
L’ultimo mio viaggio è stato per il Capodanno 2016-2017 e la settimana seguente, fino all’Epifania; un gran freddo in tutta la valle quella volta, e purtroppo poca neve, ma in compenso un gran relax per tutto il periodo.
Innanzitutto si raggiunge in macchina, non tanto per arrivarci, quanto per muoversi poi nella zona...diciamo che i mezzi di trasporto non aiutano ☺. Il viaggio dura circa 4 ore con un traffico medio e senza esagerare con le velocità.
L’ultimo giorno dell’anno partiamo intorno alle 9:40 e dopo un trasferimento tranquillo usciamo dall’autostrada a CARNIA. Per le 13:50 ci fermiamo a pranzo a Resiutta (UD) in un posto, lungo la statale (TripAdvisor QUI), famoso per il pollo allo spiedo, con patatine fritte e crocchette. Mi sento di consigliarvi questo posto anche se siete solo di passaggio.
Proseguiamo verso Chiusaforte dove facciamo un giro nel centro (c’è un nuovo ristorante che offre il cenone di Capodanno) e verifichiamo se ci sono eventi in piazza,in uno dei paesi limitrofi; ancora non abbiamo idea di come finire l’anno. Da Chiusaforte giriamo nella Val Raccolana, dal torrente omonimo, e raggiungiamo, dal già piccolo Saletto, la frazioncina di Chiout Cali: saranno 20 case circa, inserita in una valle stretta stretta e rocciosa, là dove pini e abeti scompaiono.
Sul versante opposto c’è Chiuot Degli Uomini, che probabilmente fino al terremoto era un paesino come quello del versante opposto, ma dove sono rimaste ora solo due case crollate, ormai quasi completamente occupate dalla natura; per vederlo è meglio l’estate ma occhio ai camosci, che ti spaventano, col loro strano verso, senza farsi vedere.
Capodanno a Chiusaforte
31 Dicembre
Arrivate a destinazione, a casa, sistemiamo tutto, riscaldamento, acqua, facciamo i letti e un po’ di relax pomeridiano, con il compito di scegliere il programma per la serata e per l’intera settimana. Alla fine optiamo per il cenone a Chiusaforte, alla Trattoria Fratelli Martina (TripAdvisor QUI), con inizio alle ore 21.00.
Passiamo una bella serata, attorno ad una tavolata allestita di fronte alla stanza del camino, con persone sconosciute ma che avremmo conosciuto poco a poco. Il camino che è anche stufa e forno, è il tipico "fogolar furlan" (che un tempo tutti avevano in casa), ed è proprio collocato al centro di una stanza, con la panca che vi gira tutt’intorno: al suo interno sta cuocendo la polenta! Mangiamo e beviamo molto bene, festeggiamo la mezzanotte con gli altri ospiti e tutto lo staff e dopo rientriamo a casa felici di un Buon Inizio.
Venzone e Resiutta
1 Gennaio
Iniziamo il 1° dell’anno con calma, pronte per il concerto in piazza a Venzone…ma la calma è così tanta che arriviamo a concerto finito. Fa freddo ma facciamo un giro approfittando della bellissima giornata e del fatto che ci siano tutti i negozi aperti. Venzone è stato uno dei paesi fortemente martoriati dal terremoto ma successivamente completamente ricostruito. Oggi è un gioiellino per il turismo: un piccolo borgo circondato dalle mura, famoso per sua la lavanda e per le sue mummie. Durante il terremoto, con il crollo del pavimento del duomo, sono emerse numerose mummificazioni naturali; quelle meglio conservate sono oggi esposte all’interno del battistero. Per entrare si possono comprare i gettoni per il tornello di ingresso in quasi tutti gli esercizi commerciali. Io ci ho provato ma mi sono “agilmente spaventata” … cioè, quando ho visto le 5 mummie, sono scappata fuori, senza fare il giro, ma ripassando sotto al tornello come un gatto in fuga. Per rifocillarci dal freddo, facciamo sosta in un bar della via principale del paese, dove sorseggiamo un Glog, una sorta di punch a base di succo di mela, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, scorza d’arancia, mandorle e uvette, scaldato lentamente senza che raggiunga il bollore … molto molto buono.
Dopo pranzo torniamo a Resiutta per visitare la Chiesetta del Calvario, che sta in cima alla collina del paese; per arrivare in alto si passano tutte le stazioni della Via Crucis, qui raffigurate lungo i muri di controspinta. Arrivati in cima il paesaggio ripaga la fatica, anche se purtroppo la chiesetta è chiusa.
Per chiudere la giornata, siccome sul giornale della valle davano come notizia che a Cividale del Friuli avrebbero tagliato la Gubana più grande del mondo, andiamo lì; la Gubana è la torta tipica della valle: una sorta di variegata, con impasto di frutta mista all’interno e bagnata da grappa (che si sente anche tanto). Purtroppo l’evento in sé è un po’ deludente: si tiene presso il bar più antico della città, che oggi però si è trasformato in un classico bar da aperitivo, affollato di gente; c’è anche la televisione, pronta a riprendere. Purtroppo chi, come noi, è arrivato tardi, deve attendere in strada. Passeggiamo nel paese per ingannare l’attesa, ma della Gubana non c’è traccia apparente, così rinunciamo a quella “più grande del mondo” e ci accontentiamo di un’altra più piccola comprata in pasticceria. Nella stessa pasticceria compro anche un scatola di biscotti “Esse di Raveo” (che prendono il nome dall’omonimo paesino della Carnia), frollini nella dichiarata forma di S che da piccola chiamavo S di Saverio, perché non capivo … Raveo in fondo inizia con la R ☺. Le S hanno caratterizzato colazione e spuntini per il resto della vacanza.
Escursione all'altopiano del Montasio
2 Gennaio
Il sole è alto e forte e non tira neppure un soffio di vento. Come dice la parola, l’altopiano è una pianura ad alta quota, un alpeggio dove portano le bestie al pascolo con la stagione calda; ci sono di sentieri in quota costante alla base della parete rocciosa della montagna. D’estate è facile avvistare le marmotte, d’inverno invece, vediamo solo un tizio col parapendio che roteava tra le vette. Fa specie pensare che questo posto così tranquillo sia stato scenario di Guerra: se si osserva l’intorno si vedono fortini incastrati nella roccia. Camminiamo fino al rifugio Brazza: il sentiero è una sterrata carrabile, molto semplice; purtroppo il rifugio è chiuso e decade così il nostro sogno di mangiare polenta e funghi. Ci fermiamo comunque sulla panca, a godere del sole. Abbandoniamo l’alpeggio e scendiamo verso valle; ci fermiamo a Sella Nevea, da dove partono gli impianti di risalita per il Monte Canin e dove ci sono anche una pista di pattinaggio e un punto di noleggio per bob, slittini e gommoni. D’estate si può fare una bella camminata fino in cima al Monte, ma non fatevi fregare come noi: non salite direttamente dalla pista da sci che, come diceva Aldo (cit. Tre uomini e una gamba), “qui è tutto franabile”, ma seguite il sentiero nel bosco, più lungo ma sicuramente più percorribile, perché la pista da sci è veramente in pendenza e tutta di ricoperta di pietrisco friabile e scivoloso.
Purtroppo, vista la tarda ora, neanche a Sella Nevea troviamo un posto dove comprare qualcosa da mangiare, così scendiamo ulteriormente e ci fermiamo alla Locanda del Fontanone (GoogleMaps QUI).
Il Fontanone è una cascata di una ventina di metri che scende sul versante di fronte alla locanda; si parcheggia qui, si attraversa la strada e si sale un pochino, per trovarsela di fronte e vederla “cadere” in un laghetto tondo dove la rientranza nella roccia forma quasi una piccola caverna. D’inverno, se fa freddo freddo, la troverete ghiacciata: un unico cilindro di ghiaccio alto 20 metri, ma d’estate lo spettacolo è assolutamente immancabile; ho visto una cascata simile in Islanda che era semplicemente un po’ più grande, ma ricordo che non mi aveva emozionata particolarmente perché avevo già visto “il Fontanone”. Alla Locanda si mangia molto bene, cucina casalinga, buona e sana, in un ambiente di altri tempi; se cercate gli star chef non vi piacerà ma a me, personalmente, quest’ambiente antico affascina parecchio. Inoltre, abbiamo consumato un minestrone stellato, che è in realtà una zuppa d’orzo e legumi, ravioli di magro con spinaci selvatici e ortiche, torta di mele, rosso della casa e caffé, pagando 20,50 € in due. Rientriamo a casa perché è calato il freddo e domani è prevista una “gita fuori porta”.
Gita a Trieste
3 Gennaio
In un paio d’ore di macchina raggiungiamo Castello Miramare. Il Castello è in verità una residenza tardo ottocentesca che affaccia a strapiombo sul mare, con un lungo viale alberato d’ingresso.
Ci sono numerose stanze. Purtroppo per l’ingresso c’è una lunga coda, ma l’esterno è a visita libera. Il parco è molto vasto, con orto botanico, e si sviluppa fino all’altra insenatura dove oggi c’è il porto sportivo, pieno di barche a vela ormeggiate. Il complesso della villa, dirada verso il basso e accoglie il mare con una darsena. La villa è stata sede dell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale.
Lasciamo il castello e ci spostiamo in centro; Trieste è decisamente austro-ungarica ma, grazie al mare, diventa più morbida e fascinosa. Ci fermiamo a pranzo al Caffé degli Specchi (TripAdvisor QUI), il caffé più antico di piazza Italia, posizionato sul fronte nord in modo da prendere sole il più possibile: la location è fantastica ma il servizio, lento e disorganizzato, lascia a desiderare. Passeggiamo tra le vie del centro e lungo il molo antistante la piazza.
Nel tardo pomeriggio rientriamo a casa, consapevoli che Trieste merita molto più tempo di quello che abbiamo potuto dedicarle, sicuramente un week-end.
La Val Raccolana e Travisio
4 Gennaio
Oggi la Val Raccolana ci accoglie: abbiamo optato per una gita a Tarvisio, passando per questo percorso laterale. Un po’ come il Montasio, dà da pensare a quando, per anni, i soldati sono stati su queste montagne, isolati, a proteggere i confini (in entrambe le direzioni aggiungerei). Questa valle, sostanzialmente intatta rispetto alle sue origini, trasmette in ogni dove l’asprezza della montagna; la sosta lungo il Lago ghiacciato del Predil che parla, si lamenta con suoni profondi, te ne da la conferma. A breve distanza ci sono le cave omonime (sito web QUI).
Nel 2016, per il centenario della I Guerra Mondiale, mentre sistemavano tutti i ruderi lasciati dal conflitto, lungo la strada sono riemerse molte strutture interessanti: probabilmente dovreste calcolare numerose soste lungo il percorso, dove l’aria che si respira è quella di un antico, importante passato. Arriviamo fino a Tarvisio, classica cittadina di confine, con una via centrale, municipio, scuole e mercati, ma non di particolare fascino. Sulla strada di ritorno ci fermiamo ancora alla Locanda del Fontanone. Avremmo potuto percorrere anche la via alternativa della statale, sicuramente più veloce ma meno paesaggistica, anche se più ricca di centri urbanizzati.
Le Terme di Arta e Sutrio
5 Gennaio
Ci svegliamo per il vento con annessa nevicata in corso; ma dopo mezzora la neve è già finita. Oggi “pausa di riflessione”, spese di prodotti locali, formaggi, vino polenta e poi benessere alle terme.
Io mi concedo, prenotando con anticipo, un triplo trattamento: massaggio body, massaggio piedi e massaggio viso e collo; 2 ore di relax totale super top. Nel salone di ingresso della struttura c’era allestita una mostra di foto storiche della valle in bianco e nero, molto nostalgiche. Uscite dalle terme ci rechiamo a Sutrio, dove, tra le vie del paese, c’è un’esposizione di presepi artigianali, da quelli in miniatura a quelli con statue a dimensione naturale. La mostra gira per tutta a cittadina ed è ben indicata. Se volete, qui siete a breve distanza da Raveo, per mangiare le S originali!!
Valle Arzino
6 Gennaio
Per la Befana visitiamo la parallela Valle Arzino, che entra anche in Veneto; ci si dirige verso Tolmezzo e si segue per Verzegnis. Ci fermiamo innanzitutto al lago omonimo dove c’è un ponte che lo attraversa dal quale si gode di una vista su di una montagna solitaria che ricorda tanto il logo della Paramount Picture. Come nel resto della settimana c’è il sole, ma qui, sul ponte, il vento è veramente gelido e fa veramente freddo, così torniamo alla macchina e proseguiamo.
Da qui in poi la strada è decisamente deserta, a volte mal tenuta, con ghiaia e sassi sulla carreggiata, ma la valle è bellissima, l’ideale per una gita in moto d’estate. Al Comune di San Francesco ci fermiamo a pranzo in un “ristorante” lungo la strada; si mangia molto bene ed è facile da individuare (TripAdvisor QUI), forse anche l’unico della zona!
Proseguiamo il viaggio e imbocchiamo la vecchia strada che termina a San Daniele (si, quello del prosciutto crudo!) che è un bel borgo medioevale, con un centro storico arroccato in cima ad una collina, dove ci concediamo una merenda prima di rientrare a casa. La sera andiamo a cena all’Antica Latteria a Studena Bassa (UD) (TripAdvisor QUI),un agriturismo con un sacco di prodotti locali di produzione propria, soprattutto grappe.
Il 7 gennaio torniamo a casa ma sicuramente con la voglia di ritornare.
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