Il diario di viaggio della mia avventura a Cuba, tra l'Havana, Vinales, Cienfuegos, Trinidad e Varadero.

1° giorno – 22/06/2018 – Milano – Havana

Sbarchiamo in aeroporto puntuali. Tra controlli doganali, cambio del denaro, taxi e check-in, saliamo in camera per le 20:30 circa proprio al momento del tramonto. La camera è al 5° piano ma il paesaggio è spaventoso: complice la meravigliosa luce rosa, la città pare uno scenario post-atomico, edifici fatiscenti o implosi su se stessi. Ci rinfreschiamo un po’ ed usciamo per un primo assaggio serale. Dopo neppure 100 metri, ci abborda una coppia, che con la scusa di introdurci un po’ nella vita dell’Havana, si fa serenamente offrire un mojito e dopo aver chiacchierato amabilmente, ci accompagnano in un locale “per gringos” dove suonano salsa. L’ingresso di 30 CUC comprende 3 consumazioni a testa: prendiamo un secondo mojito e verso le 23:30 rientriamo in albergo.

 

2° giorno – 23/06/2018 – Havana

Sveglia naturale intorno alle 6:30; tiriamo un po’ e poi andiamo al terrazzo dell’albergo dove servono la colazione. Non è niente di speciale ma si fa mangiare. Usciamo e giriamo intorno al Capitolium, Paseo de Marti, poi il Palazzo della Bacardi, l’Havana Vieja, il forte lungo il mare, il Barrio Chino, il Malecon, Plaza del la Revolution (qui l'intramontabile Lonely Planet ci ha tratto in inganno, riportandone due sulla mappa, una a breve distanza dal Malecon e l’altra, “quella giusta”, indicata solo con una nota n° 8, un po’ fuori da centro, quasi vicina alla Necropolis di San Cristobal).

Per raggiungere la famosa piazza col murales, quella appunto vicina alla Necropolis di San Cristobal, l’abbiamo raggiunta a piedi, ma visto il caldo e i chilometri di distanza dal centro, il ritorno l’abbiamo fatto col CocoTaxi, praticamente un’apecar a forma di sfera gialla (che ricorda un tuctuc indiano) con tanto di tassametro,  che per 17 CUC ci riporta in centro velocemente. Intorno al parco centrale ci fermiamo in un bar da turisti, gli unici posti dove nessuno tenta di abbordarti “sessualmente” o per chiederti denaro con una scusa di offerta di un qualsiasi servizio. Rientriamo in hotel, ci cambiamo per cena e scegliamo Havana Vieja per la serata. In una traversa chiusa di Plaza de la Catedral, ceniamo di fronte a “Esto no es un cafè” dove suonano musica fusion. Rientrando in albergo, lungo la strada, veniamo abbordate da un ragazzo che mi fa una lezione di salsa sul marciapiede, a ritmo di Guantanamera…chiude chiedendoci dei CUC…ma lo rimbalziamo alla grande. La notte corre serena.

 

3° giorno – 24/06/2018 – Havana – Vinales

Entro le 10:00 dobbiamo essere presso l’Hotel Copacabana di Miramar (Havana) per ritirare l’auto, ma con la sveglia naturale siamo in piedi molto prima; colazione, bagagli e, scendendo a piedi dal 5° piano perché l’ascensore non va dalla sera prima, facciamo il check out e prenotiamo per la notte del 30. Ci chiamano un taxi (una vecchia auto anni ‘50) … secondo me è un amico del portiere, ma va bene lo stesso … e in un quarto d’ora siamo all’hotel perfettamente puntuali, peccato che l’incaricato non è ancora arrivato e che, al suo arrivo, la macchina non è nemmeno pronta e dobbiamo aspettare più di un'ora. Lasciamo i bagagli al noleggio auto e, sfruttando il fatto di avere già addosso il costume, ci intrufoliamo nell’albergo con la scusa di cambiare dei soldi, ed entriamo per un’oretta in piscina. Nella hall c’è il wi-fi e Barbara, la mia compagna di viaggio, si connette col mondo. Finalmente l’auto è pronta, facciamo le pratiche, paghiamo la cauzione e verso le 11:30 partiamo, con la nostra Geely mod. Cardenzones, in direzione Vinales. Avevamo deciso di percorrere la “statale” lungomare, ma al primo villaggio iniziamo con i problemi di viabilità: non volendo perdere la giornata, ci reindirizziamo sull’autopista e dopo qualche ora siamo all’uscita di Pinar del Rio (facile da trovare perché è la fine del tratto autostradale). Da li seguiamo le indicazioni ed a un certo momento ci ferma un tizio, Alexi, sgridandoci perché non abbiamo rispettato il semaforo (un’unica luce rossa o rossa lampeggiante) ma ci chiede un passaggio. Per fortuna accettiamo: ci conduce senza problemi a destinazione e ci accompagna alla Casa Particular. Lì lasciamo i bagagli e raggiungiamo un’azienda agricola li vicino, dove ci spiegano il processo di creazione del sigaro, dalla pianta al prodotto finale, passando attraverso la fermentazione con miele e rum. Il tutto si conclude con prova di un Montecristo filtrato con il miele … buono!!!! Prenotiamo la gita a cavallo per il giorno dopo e ripartiamo verso il parco naturale di cui Alexi è una delle guardie: accompagnandoci, riesce a farci entrare anche poco prima dell’orario di chiusura. Visitiamo: la Cueva del Indio, che si percorre in barca, e dove l’acqua è profonda 6 metri; il Murales de la Preistoria (Alexi ce lo spaccia spaccia per preistorico, ma si capisce che è moderno, infatti si chiama murales della preistoria perché raffigura l’evoluzione della vita sulla terra); un belvedere da cui si vede tutta la valle e per concludere la Cueva de San Miguel. Al bar Alexi ci offre un mojito con rum del luogo e, dopo averlo riaccompagnato a casa, rientriamo per la cena.

Ad Alexi abbiamo lasciato 25 CUC. La signora ci ha preparato l’aragosta: spettacolare. Chiacchieriamo un po’ ma ci prende la stanchezza e ci addormentiamo prestissimo.

 

4° giorno – 25/06/2018 – Vinales

Dopo la colazione, consumata, come la cena della sera prima, in cucina, usciamo dalla casa e torniamo all’azienda agricola dove sono già pronti i cavalli (Caramelo e Ciocolate, di nome e di colore) e Bartòlo, la nostra guida, un latin lover che ovunque andassimo aveva “un’amica”.

Attraversiamo paesaggi fantastici, piantagioni di mango, mais, caffè, tabacco e altro; ci fermiamo e Miki, una ragazza molto carina, ci spiega la lavorazione del caffè e ci fa assaggiare miele, rum e un cocktail che doveva essere di frutta mista, ma c’era anche la tanto famigerata Vitamina R...il rum.

Continuiamo ed arriviamo ad un lago; c’è un baretto che vi si affaccia e ci offrono altro da bere, non accettiamo ma al cocco fresco non riesco a dire no. Rimaniamo li per un po’ anche perché sono arrivati i pescatori che ritirano le reti dal lago e raccolgono tilapie, tinche e pesci gatto. Poi rientriamo da un altro percorso. Questo giro a cavallo è stata una bella esperienza; salutiamo quel simpaticone di Bartolo e rientriamo alla casa particular per una doccia e per lavare i vestiti. Il piano del pomeriggio avrebbe previsto un’escursione a Cayo Santa Maria, ma tra strade ignote, sterrati e la pioggia caraibica, dopo esserci perse e ritrovate, siamo tornate a casa. Se vi avventurate sulle strade secondarie preparatevi ad immancabili fuori strada, alla totale mancanza di indicazioni e a gente che non ve le sa dare: continuavamo a girare intorno e dopo qualche momento di panico abbiamo deciso di rientrare. La gente non sa dare indicazioni ma almeno è cortese. Ceniamo: stasera pollo, ma tutti i piatti sono accompagnati da riso, verdure (verza e cetrioli) e c’è sempre della gran frutta. Dopo cena andiamo in centro e alla casa della musica, un locale con un palchetto che il bar dell’oratorio è più tecnologico, ma i musicisti sono bravissimi e soprattutto non appena abbiamo messo dento la testa un tizio mi ha presa per ballare. Ci siamo fermate un’oretta ma all’avanzare delle proposte, siamo tornate a casa.

 

5° giorno – 26/06/2018 – Vinales – Cienfuegos

Partiamo la mattina presto. Fino all’Havana nessun problema particolare con la strada, poi, ad un certo momento, su questa specie di tangenziale, la diaspora delle strade: tutte le strade portano dappertutto...e da nessuna parte. Ci fermiamo a chiedere indicazioni e sembrava che avessimo trovato uno disposto ad accompagnarci e invece non era così: lo scopriamo “fortunatamente” perché ci ferma un incaricato dell’autostrada che avvisa i turisti di un incidente e ci propone un percorso alternativo. Morale: lo carichiamo in macchina e ci fa fare tutto un giro, ci accompagna anche a fare benzina, e ci spiega che a Cuba ci sono 2 Cienfuegos, 2 Trinidad, 2 Santa Clara (che io mi ostinerò a chiamare Santa Marta per tutto il tempo) e che bisogna sempre specificare. Abdel, così si chiama, ci porta all’imbocco dell’autopista per Cienfuegos e ci costa 28 CUC di taxi per tornare indietro. Viaggiamo serene fino a quando realizziamo di aver sbagliato qualcosa, ma non si capisce cosa. Fortunatamente in una sorta di autogrill chiediamo indicazioni e ci dicono che la strada che passa li dietro va a Cienfuegos. Il film però non è ancora finito: arrivati alla città per trovare la Casa Particular suggeritaci, chiediamo informazioni prima alla Polizia, poi (mancava poco, ma c’era un piccolo svincolo) ad un altro tizio che ci accompagna; pensavamo già di doverlo pagare e invece no: a destinazione scende e se ne va; forse voleva solo un passaggio in centro. Roberto il proprietario della Casa è simpatico e ospitale, ci spiega cosa visitare nella cittadina: la piazza antica con tutti i palazzi storici, la via del mercato, il lungomare e ci dice che, non offrendo la cena, ci porterà in un ristorante li vicino molto buono ed affidabile. Così facciamo.

 

Cienfuegos l’ho trovata nel complesso molto moderna e ben tenuta, particolarmente viva e attaccata alla tradizione allo stesso tempo. Il lungo mare è bello, purtroppo però è una baia chiusa e puzza un po’ di marciume.

 

6° giorno – 27/06/2018 – Cienfuegos – Trinidad

Dopo colazione con jugo de guayaba (che ci piace meno di quello al mango, ma è comunque buono) uova, pane e marmellata, partiamo verso Playa Rancho Luna; le indicazioni ce le da il compagno di Roberto, in modo molto chiaro (secondo me è straniero) ed infatti arriviamo subito. Oh, la prima spiaggia: bellissima!!!! Non resistiamo e facciamo subito il bagno. Ci raggiunge Edi, il bagnino, “un figo paura” e ci spiega che più avanti c’è la barriera corallina. Barbara parte, lui la osserva e tranquillo mi dice: <<es profesionista>>; io: <<triathlon>>; lui annuisce e se ne va tranquillo (probabilmente era venuto a verificare se doveva tenerci d’occhio o poteva fidarsi). Ci fermiamo un sacco di tempo. A un baretto dove prendiamo 2 jugo de mango a testa e poi torniamo in spiaggia…è troppo bella! Ma alla fine dobbiamo ripartire per Trinidad. La strada è semplice; la complicazione arriva in centro, perché non si può entrare con l’auto, tra il trambusto della strada (è tutta di acciottolato), gente che gira a piedi, in bicicletta con i carretti. Barbara scende a piedi e torna con Carlos, il proprietario della nuova Casa che ci ha consigliato Roberto, che ci ha portato però a dormire da suo fratello perché lui non aveva posto. Questa cosa non mi è piaciuta molto, ma alla fine la casa era comoda per uscire la sera, abbiamo mangiato bene e Carlos ci ha organizzato tutto; ci ha persino cambiato la ruota che abbiamo trovato bucata. Subito dopo aver visitato l’appartamento, ci ha portato l’auto nel parcheggio (chissà dov’era questo parcheggio) e la mattina dopo si sarebbe presentato per portarci a fare snorkeling a Playa Ancòn. La sera, dopo cena, usciamo e passiamo la serata in centro a la Casa de la Musica, realizzata sulla scalinata centrale della città, a fianco della chiesa. È un bar e a metà della scalinata: c’è un palchetto e suonano dal vivo, molto bravi come sempre, e la gente balla. Due mojito e poi a casa.

 

7° giorno – 28/06/2018 – Trinidad

Carlos è puntualissimo: dopo la colazione andiamo a Playa Ancòn e da lì arriviamo ad una capanna, dove ci danno delle pinne e una maschera; lasciamo li tutte le nostre cose e andiamo a fare snorkeling, io, Barbara, una coppia di Argentini, e le due “guide”. In mare si entra dagli scogli: l’acqua è subito profondissima. Io ho un problema di adeguamento al mare “grande” e anche un po’ mosso, ma mi tranquillizzo e inizio a seguirli. La costa non è proprio bella: a confronto di certi mari che ho visto, li sotto è tutto morto e ci sono pochissimi pesci; oltretutto loro ne pescano un po’ (insieme ad un granchio) e dopo un’ora circa rientriamo e ce li cucinano. Mi accorgo, cercando di stendere il costume nella macchina, che al parcheggio si sono fregati le maniglie interne: mi arrabbio con Carlos e lui mi dice che ci penserà lui a farle ricomparire. Passiamo una bella giornata chiacchierando con cubani e argentini, scoprendo che tra loro non si capiscono perfettamente. Scopriamo la presenza, li vicino, di una cascata, Salto de Caburni, così a Trinidad, Carlos ci procura un calessino con conducente, Jorge, un signore simpaticissimo che ci ha anche offerto le “caramelas”, dei frutti verdi, tipo litchis, dove c’è poco da mangiare ma dolci e si stuzzicano proprio come caramelle. Ci porta fino al sentiero finale di accesso al Salto, ma l’ultimo pezzo si fa a piedi; Jorge ci accompagna per un tratto ma si ferma ad un baretto, da amici, e ci attende. La cascata non è grandissima ma si può fare il bagno e siccome fa molto caldo, ne vale proprio la pena. Torniamo ed al baretto ci offrono la canchanchera, il cocktail tipico di Trinidad: rum, miele e zucchero; fortissimo ma buonissimo. Torniamo al calesse e ci avviamo verso casa. Sul percorso ci coglie il temporale: Jorge si ferma in un altro baretto e non possiamo resistere all’ennesimo jugo de mango. Ci accoglie un signore anziano con una chitarra, ci chiede come ci chiamiamo e ci improvvisa una canzone dedicata. Ci tratteniamo un po’ nella speranza che smetta di piovere ma il tempo non cambia e Jorge decide di rientrare perché teme che il livello del fiume, che dobbiamo attraversare, salga troppo. Il povero Negrito, il cavallo, ci porta a destinazione. Ringraziamo e lasciamo a Jorge una mancia oltre ai 20 CUC concordati per il calesse. Doccia, purtroppo fredda (o non particolarmente calda) cena e chiacchere ad libitum.

 

8° giorno – 29/06/2018 – Trinidad – Varadero

Sveglia, colazione e partenza. Carlos è puntuale...e con le maniglie. Ci accompagna a cambiare i soldi, (dobbiamo pagare 30 CUC per la ruota bucata riparata) e a fare benzina; gli chiediamo, lasciandogli il numero, la cortesia di disdire l’Hotel Lido che avevamo prenotato all’Havana per la sera del 30, poi ci da le indicazioni stradali per Santa Clara e ci saluta. Guida Barbara e allarmata mi dice: <<Silvia, la macchina non va!!!>>; <<Come non va?>>,  <<non va, non ha ripresa, fa rumore>>. Ci avviamo comunque subito fuori Trinidad; le indicazioni già mancano, la macchina è quello che è, Santa Clara ci è stata descritta come “c’è solo la casa del Che, il mausoleo del Che, i ricordi del Che” e visto che non manca tanto alla fine della vacanza, decidiamo di cambiare rotta ed andare direttamente a Varadero. Lungo la strada finalmente capiamo l’inghippo della segnaletica in autostrada: gli svincoli sono tutti in prossimità dei cavalcavia; peccato che le indicazioni sono proprio appese sul ponte, così, se tu devi girare a destra lo dovevi fare prima di vedere il cartello. Comunque, tra un indicazione e l’altra ed un passaggio dato a due che erano appena usciti dalla fabbrica, arriviamo a Varadero per le 15:00. Troviamo al volo una camera in una casa a due passi dal mare (talmente era la voglia di andare in spiaggia, che non so neanche dove abbiamo alloggiato, so solo che ci hanno mostrato la camera e andava bene) e poi da li fino al tramonto siamo state in spiaggia. La spiaggia di Varadero è veramente bella!!!

Una lunga spiaggia bianca con l’acqua azzurra azzurra, senza neppure tanta gente. Purtroppo però, da quando non c’è più Castro, i cubani che hanno ripreso a frequentare la spiaggia hanno l’abitudine di entrare in acqua con lattine di birre, bottiglie di rum e bicchieri di plastica ed al termine della consumazione, lasciare tutto in mare. Solo io in due ore ho recuperato 5 lattine; purtroppo il vetro e la plastica non si vedono. Dopo la doccia il nostro padrone di casa ci ha riservato un tavolo in un ristorante cubano molto buono: aragosta alla griglia e stavolta anche un dolcetto. Giretto verso la zona dei club: ci siamo intrufolate in un albergo figo a sentire un po’ di musica e poi a dormire.

9° giorno – 30/06/2018 – Varadero – Miramar (Havana)

Colazione in un bed&breakfast a poca distanza, ci ha accompagnato un tizio a cui non abbiamo neanche chiesto il nome (ed era anche un tipo gentile) e poi spiaggia fino alle 11:30; poi doccia bagagli e via verso l’Havana. Questo è stato l’unico vero rimorso, avremmo potuto consegnare l’auto la sera prima e ripartire in taxi il giorno dopo; Varadero come cittadina è anonima, sembra Rimini, ma Rimini è molto più bella; la spiaggia però vale il soggiorno. Purtroppo ormai era andata così. Senza particolare fatica, seguiamo la strada lungomare, ed arriviamo a Miramar, senza troppi problemi di viabilità, e forse la nostra cubanità ha portato Barbara ad indicarmi <<a sinistra!>> nell’unico svincolo senza indicazioni: <<perché?>>; <<eh, mi sentivo così!>>. Il serbatoio ormai in riserva sparata ha fortunatamente tenuto fino alla fine. Riconsegnata l’auto, non volendo troppi sbattimenti, ci siamo concesse il lusso dell’Hotel Copacabana, con la sua piscina e i suoi servizi, ma la sera siamo uscite a cena, nel ristorante antistante; pensavamo fosse cubano (Barbara aveva letto “El pescado”), invece era “Al pescatore”, italianissimo, di questo ragazzo romano; tutto buonissimo con servizio di gran classe e olio extra vergine d’oliva e pane… e da buone italiane…pane e olio come aperitivo pre aragosta.

10° giorno – 01/07/2018 – Miramar (Havana) – Milano

Scendiamo per colazione che, tra tutte, direi pessima: pane raffermo, marmellata industriale e frutta inesistente. Per fortuna c’è la piscina. Saliamo prima del check out, facciamo i bagagli, li lasciamo in reception e ci piazziamo in una zona un po’ ritirata, dove scorre aria e ci rilassiamo fino alle 17:00; poi taxi e via per l’aeroporto. Arriviamo troppo presto, il check in non è ancora aperto, compriamo qualche souvenir. Finalmente possiamo entrare e dopo tutti i controlli tiriamo l’ora di imbarco, che matura un po’ di ritardo.

 

Consigli per un viaggio a Cuba

  1. Scegliete una Casa Particular anche all’Havana, magari nella zona dall’Havana Vieja che è la parte più caratteristica della città. Noi abbiamo scelto l’hotel perché ci avevano detto che solo lì si riusciva a cambiare e si trovavano le tessere del wi-fi, ma non abbiamo avuto problemi ad entrare in altri hotel e la tessera l’abbiamo trovata lungo la strada.
  2. 10 giorni sono effettivamente un po’ pochini, mi sarebbe piaciute vedere almeno Santa Clara e Remedios. Per vedere tutta l’isola invece (Santiago, Santi Spiritus e fare qualche escursione tipo Cayo Largo) servono almeno 20 giorni.
  3. Non fatevi fregare dal jet leg, sforzatevi di uscire dalla casa particular subito dopo cena
  4. Se volete gustarvi il paesaggio organizzate un viaggio di coppia, così non verrete importunate sessualmente in ogni dove. Sia chiaro, niente di pericoloso, nessun maniaco, ma da loro il sesso è talmente libero e scontato che, se non ti interessa l’argomento e sei in giro con un’amica, passi per lesbica, ma loro sorridono maliziosi, come se “avessero capito”, e se ne vanno.
  5. A Vinales, noi l’abbiamo trovato per caso, ma se volete una sorta di guida vi consiglio Alexi Martinez Hidalgo +53.53.746713, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., è una delle guardie del Parco è molto gentile e vi spiega molte cose.

 

Le mie impressioni su Cuba

Dal punto di vista paesaggistico Cuba non mi ha dato molto: mi ricordava il Venezuela per i paesaggi e la Colombia per la vitalità, ma, forse anche per la dimensione dei paesi, gli altri mi hanno entusiasmato di più. Quello che conserverò nel cuore sono le esperienze, tutte le persone che abbiamo caricato in auto, la guida su strade sconosciute, il temporale che ci ha colte alla sprovvista sul calesse, la gente disponibile e sprovveduta allo stesso tempo, il cibo, il rum, i sigari, il senso di vacanza ma soprattutto le risate che rigenerano mente e spirito: grazie Barbara, proprio un bel viaggio.